autore
Marco Geronimi Stoll
Buongiorno, mi presento, io sono solo la penna: sono l’autore fisico e anche il responsabile intellettuale di quello che c’è scritto in queste pagine: mi chiamo Marco Geronimi Stoll, questo è il mio blog; questa è la mia biografia; questi sono i miei libri precedenti.
Ho migliaia di coautori, a volte inconsapevoli, a volte agguerriti: allievi, clienti, gente comune. Sono convinto che nessuno è davvero autore delle proprie idee: le idee buone ci attraversano e sono di tutti; sono le idee cattive che hanno bisogno di un padrone.
Non significa che posso scopiazzare, io spero sempre di aggiungere qualcosa di nuovo, di inedito. Non è facile; ma neanche difficile, vien naturale a tutti, la fatica è esserne coscienti e non temere di dire cose diverse da quelle che tutti credono “giuste”.
Il mio mestiere di autore è identificare questi pensieri carsici, tento farli emergere e di organizzarli meglio possibile nella mia mente, limitata benchè immensa come tutte le menti individuali. Almeno così è stato nel primo mezzo secolo della mia vita, dedicato a un’idea della cultura popolare e quindi alta .
Ho seguito Bruno Munari e gli artisti che dicevano: dal secondo novecento un nuovo compito dell’artista, piuttosto che creare opere proprie, è creare situazioni in cui tutti diventano artisti. L’ho fatto per 40 anni (li compio quest’anno, ho cominciato presto) con bambini e adulti, coi cosiddetti matti e i sedicenti manager…
Ho studiato il canto popolare e la cultura orale, imparando dai contadini analfabeti profondità, competenze e saggezze che all’università e sui libri non si trovano. Ho visto il genocidio dei dialetti, dell’autenticità espressiva, delle competenze materiali, non posso che dire che ha coinciso coll’era della TV e, come diceva Pasolini, dell’omologazione che ci ha fatto diventare incompetenti della nostra stessa comunicazione.
Ho visto come la pubblicità di massa, specialmente televisiva, ha annientato l’idea stessa di popolo. Se sei a leggere queste righe è soprattutto per questo, la pubblicità e questa illusione di crescita che ha reso più poveri di gioia dentro e di vita intorno. Più soli e più cattivi. Nevrotici, insoddisfatti. E alla fine anche molto più poveri economicamente, perché è a questo che serviva l’espropriazione culturale.
Ho cercato di contribuire a una reazione, a una difesa, ad una resilienza. Ho visto quelli che avrebbero dovuto essere miei alleati (in politica, nelle accademie, in letteratura, nella critica) gradualmente annegare nella carriera, nei piccoli previlegi, nel proprio specchio triste che si riempiva di rughe, nell’autocelebrazione automatica di sopravvivenza. Nel predicare bene e razzolare male, anzi peggio: predicare benino e razzolare maluccio.
Fortunatamente io sono stato sfortunato, i treni delle carriere e del successo li ho persi sistematicamente e qualcuno mi ha pure investito; quando ci penso fa ancora male, però oggi io sono qui tra i giovani coi nuovi mezzi mentre i “vincenti” di allora oggi sono cadaveri che scendono sul fiume; peccato che non son capace di gioirne.
Ora il mondo cambia e diventiamo tutti coautori; quindi questi libri, e anche il concetto di smarketing, rappresenta un ponte per passare dall’analogico al digitale, dall’economia industriale all’economia resiliente, dal pensare in serie al pensiero in parallelo… e anche viceversa, perchè un ponte non è mai a senso unico.
Alcuni coautori sono speciali, sono i coautori delle pragmatiche. Sono i giovani e le giovani con cui ogni giorno fatico, creo, smonto, litigo, rido… La rete smarketing° è composta da un gruppo di persone con cui metto in pratica questi principi rettificando, migliorando, verificando. Non è una scelta, ma un dato di fatto: io sono l’unico “senior”, gli altri sono sui trent’anni.
Senior inter pares, diciamo per scherzo; io ho letto più libri, loro ragionano più svelto. Serviamo entrambi, senza una di queste due gambe non potremmo correre ma solo saltellare goffamente. Non è sempre facile, ma le cose difficili fanno crescere di più.
In questi libri dico io e parlo in prima persona quando mi esprimo a livello personale come Marco Geronimi Stoll.
Quando usiamo il plurale noi non è maiestatis, intendiamo riflessioni, soluzioni o tecniche condivise dalla rete smarketing°; resta mia la responsabilità d’autore nel modo di narrarvele.
Buona lettura
Marco Geronimi Stoll