Dipende da tante cose e non solo dalla bravura e dalla buona volontà.
Era esattamente questa la domanda che aleggiava nel pubblico durante quella prima conferenza su questo tema; o meglio la domanda era: quali sono esattamente queste “tante cose” che fanno la differenza?

Occorreva una risposta molto più articolata e e puntuale: appena finita la conferenza, mentre spegnevamo il proiettore e arrotolavamo i poster, già sapevo che ci sarebbero state altre conferenze e che avrei dovuto scrivere questo libro.
Vi direte: eh, certo, hai fiutato un mercato e ti ci sei tuffato. In parte è vero, certo, e come leggerete in queste pagine è un modo corretto di fare le cose, se lo si fa lealmente: anche voi, se individuate un’esigenza a cui potete dare una risposta, probabilmente avete già scoperto che lavoro farete.

Ma è anche una responsabilità: molti di voi, leggendo questo libro, potrebbero decidere un passo importante della propria vita. Se pure i consigli in queste pagine non bastano a salvare o dannare nessuno, in alcuni casi possono fare la differenza tra farcela o non farcela. Insomma: so benissimo quanto alta è la posta in gioco.
Un’altra responsabilità è dire cosa significa davvero “farcela”, perché quello che vi auguro (e a cui cerco di contribuire) non è lo stesso tipo di successo di chi vuol solo diventar ricco e comprarsi il macchinone.
Per definire quest’altro modo di “farcela” occorre parlare di senso del lavoro, di etica, di soddisfazione di fare le cose fatte bene, occorre dire quanto è importante trovare una buona rete con chi fa lo stesso lavoro e con la filiera a monte e a valle.
Occorre raccontare con chiarezza un’idea di lavoro che non solo funziona ma che migliora chi lo fa e il mondo intorno a lui, mentre quasi tutti i lavori intorno a noi fanno esattamente il contrario. In questo senso vi auguro di “farcela”!

Dopo pochi giorni già stavo ri-studiando sistematicamente le piccole aziende che sono nate anche grazie alla collaborazione con rete smarketing; avevo già speso qualche centinaio di euro per comprare tutti i libri recenti sul mettersi in proprio presen- ti in libreria, e altri in formato digitale. Ne ho letti diversi, ne ho sfogliati tanti altri, e alla fine – quando sono andato dall’editore (Altreconomia) a proporre l’idea – la prima cosa che ho detto è stata: c’è bisogno di un libro del tutto diverso.

Non pretendo di essere migliore di nessuno, ma vi metto in guardia da titoli pieni di parole come “successo”, “vincere”, “competizione”.
Quasi tutti si assomigliano; molti sono pessimi, alcuni meno banali, molti contenuti di dettaglio sono giusti, ma è la visione d’insieme che mi sembra una trappola: tutti centrati sul business, sulla competizione, senza attenzione per l’ambiente, la salute e senza una vera “responsabilità sociale”. Senza nessun senso complessivo della filiera, senza nessuna percezione globale dei flussi.
Ho troppa paura che seguendo quei consigli tu, lettore che vuoi metterti in proprio, finiresti a lavorare per la banca che ha fatto il finanziamento o per qualcun altro più furbo nella tua filiera.

Io non vi prometto di diventare ricchi in pochi capitoli. Visto che dedicherete alcune ore della vostra vita a leggerlo, preferisco dire la verità: che ce la potete fare ma anche no. Se seguite questi consigli (modesti e spesso ovvi) è probabile che queste pagine vi aiutino a camminare davvero con le vostre gambe, a non cadere in certi errori che fanno quasi tutti, a non sbagliare strada. Non la faccio tutta facile, perché facile non è; però vi garantisco che può essere bello, appagante e e cace per migliorare la vostra vita e anche questo mondo.