Non potremo mai diventare colti
come un pastore analfabeta del ‘300
Immagina di essere un pastore del 1300 perduto nelle campagne toscane.
Sei analfabeta, vedi 20 persone all’anno, ti esprimi con poche centinaia di parole; soprattutto non vedi immagini, mai.
Una volta all’anno però, a piedi, porti gli agnelli fino a Firenze per venderli.
E lì entri in una chiesa e vedi una Madonna di Giotto. Che effetto ti fa?
Io sono sicuro che provi una perturbazione emotiva improvvisa e indicibile; la immagino come una vertigine che noi istruiti chiameremmo estetica, mistica, erotica, cosmogonica, psicanalitica… (quante parole per rimpiangere una tale potenza interiore) ma tu non hai parole, hai solo questa sensazione commuovente e sconvolgente.
Come succede a chi ha pochi filtri intellettuali, probabilmente ti prenderà la pancia, ti darà le vertigini e avrai bisogno di sederti a riprendere il fiato e asciugare le lacrime; da quel giorno quel sorriso ti accompagnerà nel sogno di molte notti.
Forse ne vorrai un piccolo simulacro da portare addosso, di quella cosa davvero sacra, nel senso che davvero modifica lo spirito del il tuo quotidiano vivere nel mondo materiale.
Avrai ad esempio qualcosa di femminile e protettivo a cui parlare sottovoce quando le nuvole minacciano grandine sul raccolto quasi maturo.
Cari miei contemporanei dell’era delle immagini inflazionate, leggere pure tutti i libri di storia dell’arte che volete: non potrete mai provare e nemmeno concepire l’impatto estetico ed estatico di un’immagine quando le immagini non erano, come sono oggi, troppe.
Nessun rimpianto, non fraintendetemi. Ma vi raccomando la conspevolezza di questa abissale differenza e un po’ di nostalgia per una più potente capacità estetica. Noi non siamo discendenti di quel pastore; non potremmo mai esserlo. Siamo discendenti dell’artigiano fiorentino che, se ha venduto al pastore il piccolo simulacro, probabilmente ha scoperto che ne poteva fare una piccola serie, quindi per lui era già una madonna colla emme minuscola, profanata e profana.
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