Quel qualcosa che sta dopo il www si chiama dominio o URL. Quasi sempre il tuo cliente ti verrà a trovare sul web per ridurre le scelte prima di spendere tempo, soldi e chilometri per incontrarti nel mondo reale. Ti deve trovare chiaro, ti deve trovare sincero, ma soprattutto ti deve trovare.
Se vuoi evitare che ti trovi, se vuoi perdere il cliente ancor prima di conoscerlo, ecco i sistemi più frequenti e collaudati.

Credere che i link bastino

Guardate i siti delle persone che conoscete: impazzano nomi lunghi chilometri, pieni di slash, di caratteri non italiani, con termini inglesi di cui non ci si ricorda bene la grafia, con lineette che non sai mai se sono _ o -. Guardate ora i siti nei vostri “preferiti”: l’indirizzo delle loro home page sono quasi sempre molto più facili da ricordare.
Qualcuno pensa che avere un URL semplice abbia una importanza relativa: “tanto chi arriva al nostro sito clicca su un link, che sia corto o lungo non è poi così importante”, credono. Confondono la causa con l’effetto.

Se stiamo facendo una politica di passaparola e crossmedialità, l’URL deve essere il più possibile breve, memorabile e riscrivibile. Cioè deve poter essere detto a voce, ad esempio a un amico chiaccherando, e lui magari se lo appunta su un foglietto e non vogliamo che sbagli una sola lettera.
Oppure deve essere detto alla radio; radio + internet è la classica combinazione in cui 1 + 1 = 11. Questo è un concetto che sviluppo oltre nel capitolo sulla crossmedialità, per ora annotate che se dico una URL per radio a uno che l’ascolta in auto, se la deve ricordare.
Quindi per non sbagliare scegliete un url “orale”, che si possa dire a voce.

Avere un’URL difficile da ricordare.

Per riassumere: se vuoi che il tuo sito sia un disastro e che non riesca a digitarne il nome neanche la tua mamma che ti vuole tanto bene, devi fare questi sbagli:

– sceglilo lungo e complicato: nel digitarlo aumenta la probabilità d’errore;

– evita le parole di uso comune: melanzana, chitarra, tiglio si potrebbero ricordare; per assicurarsi un po’ di guai scegli lacucurbitacea, arciliutomoderno o platyphillos

– inserisci almeno un trattino. Immaginati al telefono mentre detti il sito a un cliente e devi dire “trattino meno”; lui ti chiederà “come?” e tu spiegherai “il trattino quello nel mezzo, non l’underscore”… eccetera: per chi vi guarda è un pezzo comico;

– mettici due o tre caratteri stranieri. Specialmente una “j” o una “y” che per noi italiani suona come la “i” e confonde la memoria sonora della parola; oppure mettici una bella parola in inglese, che “fa tanto internazionale”: non miele ma honey così metà degli italiani non sapranno se scrivere oney, honei, ohnej…

– se ci metti il tuo nome, mi raccomando, prima il cognome e poi il nome, come al militare. Così oltre a guadagnarci quella bella immagine fresca e informale, è praticamente certo che tutti scriveranno prima il nome e poi il cognome.

Scegliere il nome molto diverso dall’URL del sito.

Un altro modo per farsi del male è dare l’idea che la tua azienda, sul sito, sia un’altra cosa da quella nel mondo reale. Uno va sul vostro sito, lo vede e dice “ho sbagliato, questo non può essere lui”.
Per farsi male in questo modo occorre fare diversi errori di colore, font, linguaggio, insomma di Immagine Coordinata. Se volete c’è un errore a monte che rende inutili i successivi: un nome decisamente diverso dal vostro. È come avere un’enoteca e sul web chiamarsi autolavaggio.

Non comprare i sinonimi

Voi siete buoni e leali, ma il mondo intorno a voi è cattivo e ingrato, quindi fidiamoci del prossimo, ma non fino al punto di aprire la porta del pollaio alla volpe. Se coltivate melanzane bio e le vendete sott’olio, magari cominciate ad avere qualche recensione, molti accessi al sito, mettiamo che diventiate presidio Slow Food e che non vogliate crescere oltre un certo limite, perché la vostra produzione è di qualità, quindi per forza di cose è limitata.
Attenti che oltre a www.melanzanabio.it abbiate registrato anche il .com, il .net, l’ .org eccetera. Altrimenti è matematicamente certo che qualche importatore di melanzane sottolio cinesi vi imiti con un sito simile.

Imitare l’url di un concorrente famoso.

Non ci crederete, ma c’è qualcuno che fa anche questa.
Ovvio che per il melanzanaro importatore cinese, possa funzionare. Ma ci sono dei webmaster che lo suggeriscono ad imprenditori della decrescita invitandoli a simulare il nome di un mainstream. È un errore da senso di inferiorità che aumenta l’inferiorità, perché ovviamente manda i clienti alternativi della vostra nicchia sul marchio mainstream; sempre, mai viceversa.