Gli errori nella comunicazione possono essere infiniti.
Di alcuni non sappiamo neanche se sono errori: la comunicazione non è una scienza esatta e tante volte proprio quella che sembrava una scempiaggine si è rivelata un’idea anticonformista ed evolutiva.

Però anche nell’arte di sbagliare non siamo originali.
Una decina di errori viene ripetuta con ostinazione: sono la causa principale di quasi tutti i guai di comunicazione e difficilmente diventeranno “errori generativi”: sono errori di superficialità, presunzione, fretta o mancanza di cura; il fatto che tutti li ripetono non è un alibi ma un’aggravante.
Siccome ci vuole un po’ di fantasia anche nell’autolesionismo, questo manuale vi raccomanda di riconoscerli ed astenervi. Voi risparmierete un sacco di tempo, soldi, carta e arrabbiature; il pubblico risparmierà fastidio e non vedrà confermati i propri pregiudizi negativi.

Smettendola con questi errori si rimuoverebbe il primo ostacolo alle nuove forme di economia di piccola scala e a filiera corta, che non è né economico né tecnico: è culturale.

Troppo bello per essere vero?

Riassunto delle precedenti puntate: se siete etici e amici dell’ambiente, se lavorate coerenti a dei valori, se il business vi interessa solo per una dignitosa sussistenza e non fine a se stesso, allora i consigli di questa serie di libriccini possono abbattere le vostre spese pubblicitarie di qualcosa come il 90 – 95%.
Hai!, direte voi se non avete ancora letto il primo librino, ecco l’ennesima ricettina miracolistica di un nuovo tipo di marketing che promette di  fare magie. No, è il contrario ed è più radicale: si tratta di non fare affatto la parte più costosa e importante del marketing: la pubblicità. O comunque di farne pochissima e solo in canali alternativi.
Non è facile, non sto promettendo pasti gratis, ma è fattibile. Invece di spendere soldi, tempo, fatica, materia ed energia per colpire il pubblico, stiamo scoprendo come farci trovare da chi ci cerca.

Quindi avremo pochi contatti ma buoni, che:
– ci hanno cercato, trovato e sono motivati a sceglierci;
– condividono, o almeno apprezzano, le nostre scelte ecologiche, esistenziali e civili;
– spesso sono non singoli ma gruppi, disparati : associazioni, GAS, CRAL, parrocchie, società sportive, interattori di un certo blog, ascoltatori di una piccola radio…
– se sono soddisfatti continueranno a sceglierci (con una fedeltà che il mercato business se la sogna, alla faccia delle sue card di fidelizzazione o dei suoi regali a Natale);
– se sono soddisfatti, ciascuno di loro avvierà un’onda il passaparola: neanche George Clooney è un testimonial potente quanto un qualsiasi vostro cliente contento che vi consiglia ai suoi amici;
– ti apprezzano come sei; tu non sei omologato né “normale”, questo migliora la tua reputazione; nel mercato standard, che è più conformista, invece la peggiorerebbe;
– spesso lungo questa strada conosci realtà simili a te, ne nasce uno scambio di competenze, merci, visibilità e anche di amicizia: siamo persone e non bolle d’accompagnamento.

Troppo bello per essere vero? Certo: bastano pochi errori per perdere questi contatti e non rivederli più.
Nelle prossime pagine ne vediamo una decina: diffusi, frequenti e ripetuti con ostinato autolesionismo.